LA NUTRIZIONE AI TEMPI DEL WEB: alla riscoperta delle nostre radici.

"Fai una colazione da re, un pranzo da principe e una cena da poveretto".

Con questo detto popolare il mio saggio nonno, classe 1904, mi spiegava quello che oggi sembra essere il segreto della longevità e della salute. Ci son voluti decenni di studi epidemiologici e test su animali per dimostrare e validare scientificamente quello che i nostri anziani, non contaminati dalla cultura consumistica del dopoguerra, già sapevano e tramandavano a suon di proverbi alle nuove generazioni.

Di contro, oggi l’informazione viaggia veloce sul Web e si rischia di rimanere disorientati, anche perché, proprio sulla nutrizione si scrive tutto e il contrario di tutto. E allora che fare?

Il primo consiglio è quello di prestare attenzione alla fonte della notizia: canali come l’Ansa, Le Scienze, Focus, per citarne alcuni, riportano notizie verificate. Se poi si vuol viaggiare sui siti personali, consultare quelli dei professionisti, autorizzati, della nutrizione ossia Biologi Nutrizionisti, Medici Dietologi e Dietisti.

Il secondo consiglio è quello di riappropriarsi della nostra cultura popolare che ha costituito le fondamenta di quello che, in tutto il mondo, è riconosciuto come uno dei modelli nutrizionali più efficaci nel ridurre il rischio delle due principali cause di mortalità nella nostra civiltà occidentale, ossia le malattie cardiovascolari e il cancro.

Stiamo parlando della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall'UNESCO come bene protetto nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell'umanità, nel 2010.

Privilegia frutta, verdura, cereali integrali, legumi, semi, frutta a guscio, olio di oliva (grassi insaturi), rispetto ad un più raro uso di carni rosse e grassi animali (grassi saturi), mentre presenta un consumo moderato di pesce, carne bianca (pollame), uova, latticini, vino rosso, dolci, come si può vedere nella piramide alimentare.

Chi di noi è sufficientemente maturo da ricordare i racconti dei nonni o dei genitori, scoprirà che questo era, all’atto pratico, il loro modello nutrizionale. Il tutto in un contesto rurale in cui fondamentalmente il cibo era autoprodotto o acquistato dal vicino e dove non esistevano sprechi né problemi di smaltimento dei rifiuti, visto che gli scarti dell’orto nutrivano polli e galline e quelli della cucina i maiali. Le eiezioni degli animali poi servivano a fertilizzare il terreno che restituiva il tutto in forma di grano, orzo, mais e legumi, alla base dell’alimentazione umana e di supporto a quella animale. Per non parlare poi della saggia pratica della rotazione per cui il terreno veniva periodicamente coltivato a foraggio, necessario per sostenere ovini e bovini, da cui ottenere il latte per i formaggi, con il simultaneo vantaggio di arricchire il suolo di azoto, senza ulteriori spese per acquistare concimi chimici, dispendiosi e tanto dannosi per le nostre preziose falde acquifere.

Queste sono le nostre radici! Prenderne consapevolezza e cercare di tornare a un modello rurale di auto-sostenibilità, potenziato dai mezzi moderni, forse può essere una via per un’alimentazione più sana che, assolutamente, non può prescindere da un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. A noi consumatori il potere di orientare i produttori chiedendo tutto ciò!